Inverno: coltivare la felicità dentro di noi

Riflessioni dopo l’ultimo fine settimana di gennaio.
Più leggero, più semplice, più bello.
Forse non abbiamo bisogno di molto per essere felici. E questa è la possibilità che ci si disvela nei momenti di difficoltà, quando le situazioni cambiano e qualcosa viene a mancare. Forse dovremmo imparare ogni anno dall’inverno.
Metaforicamente l’inverno è la stagione del cambiamento dove la natura si “spoglia” e sembra perdere la bellezza della primavera, la ricchezza dell’estate e i colori intensi e caldi dell’autunno.
Ma è proprio in questa apparente perdita, che in realtà è trasformazione e necessità per il rinnovarsi, che tutto diventa più chiaro. La natura, apparentemente spoglia, consente di guardare attraverso e guardare oltre, consente di alzare lo sguardo verso il cielo, a cercare la luce del sole. C’è una nitidezza ed un candore unico nel cielo d’inverno. Silenzio, riposo e tranquillità. Gennaio offre davvero tanto.
E forse il bisogno dell’inverno ristoratore e del suo riposo quest’anno lo sentiamo di più. Forse ne abbiamo più bisogno per reggere la “pandemic fatigue”… e così scopriamo che con tutta la privazione di questo lungo anno, quasi un anno, sentiamo più chiaramente i nostri bisogni.
C’è una frase di Bob Hope, attore, comico e cantante britannico naturalizzato americano, che mi ha sempre colpito: “Quando ricordiamo il Natale passato, di solito scopriamo che le cose più semplici, non le grandi occasioni, emanano il massimo splendore di felicità “. Sarà che avendo vissuto fino a 100 anni di feste di Natale probabilmente ne era un intenditore.
Tutti sappiamo che il Natale 2020 è stato un Natale diverso, più intimo e semplice, e lo ricorderemo proprio per questo, se andiamo in profondità dentro di noi. E l’inverno porta sempre con sè questa ricorrenza.
Abbiamo scoperto che è possibile fare di meno, comprare di meno, cucinare di meno, lavorare di meno e persino decorare di meno, se ripensiamo al Natale di un mese fa, e avere comunque un periodo di vacanze pieno, felice, soddisfacente e bello. Ma per arrivarci e rimanerci, dovremo concentrarci su alcuni cambiamenti di mentalità, che tra l’altro ci aiuteranno a superare le difficoltà e le preoccupazioni di questo periodo.
Per prima cosa sarebbe importante non rimanere troppo concentrati e legati su come “l’ho fatto prima, come ho vissuto prima”. Ogni stagione porta con sè qualcosa di nuovo, nonostante la sua ciclicità, o forse proprio grazie alla sua ciclicità e, contemporaneamente, rinnovamento e trasformazione. Invece di rimanere “aggrappati” e legati al modo in cui abbiamo sempre fatto qualcosa, concediamoci e sperimentiamo nuovi modi creativi, magari per promuovere e rinnovare quei valori importanti per noi.
Entrare in una stagione nuova della vita, vuol dire avere di fronte a sè una possibilità per rivedere e per “ricominciare” da capo, con un nuovo “modo”, quindi quale momento migliore!
Seconda cosa: rimanere focalizzati sulle esperienze piuttosto che sui beni che possediamo. Quindi dare valore alle esperienze rispetto ai beni. I beni sono belli, ma non sono durevoli, arrugginiscono, marciscono, vengono rubati o magari bruciano in qualche incendio. Le esperienze non possono essere prese da noi, questo dovremmo scrivercelo a fuoco sulla pelle. Hanno un valore eterno, e soprattutto costruiscono ricordi.
In questa bellissima domenica di sole, ultimo fine settimana di gennaio, in campagna fuori da casa mia c’era un brulicare di persone tutte intente a camminare, spesso insieme ai loro cani e uno o massimo due amici o familiari, alla ricerca di una possibilità di sentire il calore della vicinanza all’altro. E coltivare la vicinanza, il contatto, anche se in modo protetto, con la mascherina e all’esterno, è diventato un modo per approfondire conoscenze e amicizie, che sono fatte di semplicità, di occasioni ed esperienze, forse prima solo rumore di fondo, tanto facevamo altro. Abbiamo bisogno di ritrovarci nei nostri contatti, magari meno numerosi e rumorosi di prima, ma sicuramente più intensi. Proprio perché la mancanza ci fa sentire il bisogno, quello vero. Quindi coltiviamo e diamo valore alle esperienze e vicinanza con qualcuno di significativo per noi.
Terza cosa: fare del proprio meglio con quello che si ha. Che poi vuol dire essere la versione migliore di se stessi. Durante le sedute di psicoterapia spesso quando si parla di relazioni e magari di come ci si sente di fronte ad un nuovo appuntamento, consiglio sempre di non andare a comprare vestiti nuovi di zecca, perché mette pressione e allontana da quello che si è. Molto meglio prepararsi curando al meglio quello che si ha. Metaforicamente vuol dire “cerca di essere te stesso per quello che sei e al meglio di quello che sei”. E forse sarà anche per questo che in questo periodo le persone camminano tanto, hanno bisogno di camminare e di quel contatto con quella dimensione di sè più intima e profonda, ma soprattutto più semplice e autentica, magari come dicevo prima condivisa con qualcuno di significativo.
Se in questa stagione vogliamo essere sereni e felici, dovremo trovare modi per coltivare felicità dall’interno. A me piace farlo camminando con i miei cani in piena campagna con un’amica a fianco e chiacchierare con leggerezza.
La leggerezza delle giornate di sole in inverno. Poi c’è casa, con il calore della stufa a legna e mio marito che mi aspetta.
What else?

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