Legàmi

Legàmi e lègami, non è solo una questione di accenti, o meglio basta cambiare l’accento e la parola cambia di significato.

Legàmi che sogniamo e che spesso legandoci diventano pericolosi. Ma quelli a cui tutti pensiamo ora sono i legàmi che ci mancano, che forse potremmo ampliare e riavvicinare se le cose dovessero andar bene nella fase due. Con attenzione sempre, e dovremo prestare cautela per tanto.

Sono i legami dell’anima, i legami di cuore. Non per forza quelli che passano sotto contratto e anello al dito o legati al vincolo di sangue. Allora dobbiamo pensare al valore dei legami di cui sentiamo la mancanza e non l’assenza, proprio perché sono stati significativi. Ci manca qualcosa di cui abbiamo chiaro il significato, l’assenza è legata ad una non presenza, qualcosa di mai avuto, un buco “nero”, un vuoto, che a volte cerchiamo di colmare. Per questo dobbiamo aver ben chiari i significati: mancanza e non assenza, legami di anima e di cuore e non legami che tengono legati in prigioni.

Quindi lègami e lègami hanno davvero due significati diversi. E se non ci prestiamo la dovuta attenzione può capitare quel che ci accade quando parliamo e non ascoltiamo, così quando ascoltiamo non vediamo gli accenti e le differenze.

E allora quando amiamo? Cosa succede? Amiamo e basta, così ci piace pensare, ma non leggendo il sottotesto, non ascoltando gli accenti, perdiamo il contatto con i possibili significati e risvolti.

In questo periodo si è anche parlato di un aumento dei casi di violenza domestica, di amori che fanno male e che feriscono persone, come se fossero orfani di comprensione, di quella comprensione che gli accenti ed il significato avrebbe reso chiaro dall’inizio.

Quello che alla maggior parte delle persone però manca è il legame d’anima e di cuore, in questo mondo che sembra senza riferimenti.

Abbiamo bisogno di quell’ossitocina che solo il contatto e la connessione con l’altro sanno donarci.

Il piacere del contatto fisico e della fiducia nella relazione con l’altro, che in un momento stringe con noi un’alleanza d’amore. E nella nostra centralina, nel nostro sistema limbico tutto si attiva, tutto si accende e come scintille ci fa sentire vivi.

E allora a livello immaginativo possiamo almeno provare ad immaginarci cosa faremmo con quella persona o persone che ci mancano, quale abbraccio sarebbe, quale accento sceglieremmo di dare, perché questa mancanza ci sta facendo diventare consapevoli di quello che vorremmo e di come lo vorremmo. Diventeremo molto più bravi a comunicare con gli occhi, questo è certo, dietro le mascherine in attesa di poterci rivedere e riavvicinare come prima.

E come nell’articolo “sull’iperfamiglia” che ho condiviso il primo maggio, non penso che il nostro bisogno di legami sia ridotto solo a quelli biologici, dei parenti per intenderci. Ci sono legami non familiari, che si scelgono e si consolidano negli anni senza i vincoli familiari, e nell’arco della nostra vita. Sono come la “costruzione di un amore” della bellissima canzone di Ivano Fossati. Quindi va un bel po’ al di là della discussione dei giorni scorsi sul tentativo di definirli in modo oggettivo, ma asettico, “congiunti” e “affetti stabili”, forse più che stabili, stabiliti da qualcuno a cui piace pensarla così. Ma siamo distanti dall’immagine dei legami di cuore. Questo è l’iperfamilia, gratuità di affetti, grazie alla condivisione vera di momenti di vita vera, non rapporti basati sulla forma e sulle convenzioni.

E forse sul concetto di iperfamiglia dovremmo riflettere tanto e, chi ha il ruolo per farlo, dovrebbe lavorarci per sancirne l’importanza e magari un riconoscimento vero, visto che è di fatto una forma di welfare, resa ancora più vera in questo momento di grande difficoltà sociale.

Forse dovremmo essere liberi di stabilire chi è il nostro congiunto, anche se vedo complicarsi la situazione perché la linea di demarcazione è troppo sottile ed alcuni potrebbero prenderla come una legittimazione irresponsabile per fare rischiose festicciole. Ovviamente non mi riferisco a questo. Penso all’importanza dei legami affettivi, quelli che ci mancano e al valore delle relazioni come a qualcosa di centrale in termini di salute, dove il valore della scelta diventa riconosciuto e non imposto con termini da chi scrive senza pensare agli accenti, senza osservare quello che accade e non ascoltare ciò che solo si sente superficialmente.

È la differenza fra dire e dare amore che in una relazione crea il legame sano, quello che fa star bene non quello che crea dipendenza o sofferenza. Questo è quello di cui abbiamo bisogno e che abbiamo sentito venir meno con l’isolamento sociale, con la diminuzione della nostra ossitocina.

Lo spazio intimo di una relazione, non solo della relazione a due, ma anche quella della famiglia e dell’iperfamiglia è il cibo di cui ci nutriamo, è il terreno su cui cresciamo come persone. Quindi l’iperfamiglia o le relazioni importanti assomigliano metaforicamente al cerchio che si allarga quando buttiamo un sasso in acqua. Ed è la fiducia che crea apertura per lo spazio d’intimità, dove c’è cuore, dove c’è anima.

Chi mi conosce sa che penso che il “legame d’attaccamento” sia tutto per noi, sta tutto lì: “Dalla culla alla tomba (sosteneva Bowlby) la salute mentale di un individuo è strettamente legata alle relazioni con figure di attaccamento che offrono sostegno emozionale e protezione fisica: è chiaro che non solo i bambini piccoli, ma gli esseri umani di tutte le età sono al colmo della felicità e possono adoperare le loro doti nel modo più fruttuoso quando hanno la fiducia di avere alle spalle una o più persone fidate che verranno loro in aiuto qualora insorga qualche difficoltà. La persona fidata costituisce una base sicura da cui il compagno può partire per operare (Bowlby 1973, p. 445)”.

È la base dei nostri legami affettivi che darà significato alle nostre relazioni da adulti e che metterà accenti diversi sulla parola legame. Là dove la ricerca di sicurezza, di rassicurazione e conforto ci orienterà a mettere l’accento giusto. E come bambini, soprattutto in questo momento, abbiamo bisogno di sicurezza di fronte all’incertezza che perdura da tanto ed assume forme differenti. È la “qualità” del legame il fulcro su cui ruotare per orientarci nella ricerca emotiva con sensibilità ed attenzione cercando la regolazione emotiva di cui sentiamo il bisogno. Il modo in cui all’interno di una relazione le emozioni ricevono una risposta, che definirà e consoliderà il legame.

In questo periodo di forte stress, paura e pericolo, assomigliamo davvero tanto ai bambini in cerca di protezione e sicurezza, che passano attraverso la regolazione emotiva del legame.

Abbiamo bisogno di vicinanza, conforto, condivisione.

Ci sentiamo un po’ costretti e non liberi di scegliere, ma in attesa dell’abbraccio vero, diamo l’accento giusto alla parola legame.

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *